Basilica dei santi Apostoli e Nazaro

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L’originaria Basilica Apostolorum fu voluta da Sant’Ambrogio, è considerata la più antica chiesa a croce latina dell’Occidente e conserva, ancora oggi, un aspetto spoglio, essenziale, dominato da una luminosità che ha veramente qualcosa di assoluto. Ma se entriamo dal lato di corso di Porta Romana, ecco che la prospettiva muta del tutto. Occorre infatti passare per la Cappella Trivulzio, uno dei capolavori indiscussi del Rinascimento lombardo, ovvero il secondo tempo da riscoprire. Qui dominano le tonalità cupe, funerarie. Siamo in un luogo di sepoltura, progettato dal Bramantino per la famiglia di Gian Giacomo, il condottiere che, come avverte l’epigrafe, non ha mai riposato, se non nella morte. Per me è un antro misterioso, nascosto come sono nascoste, da sempre, le meraviglie di Milano. Qui, inoltre, il rapporto tra verticale e orizzontale viene messo nuovamente in discussione, perché i sarcofagi sono sospesi in alto, sembra che volino

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La chiesa conserva ancora la pianta originaria mentre i restauri post-bellici hanno restituito l'aspetto acquisito all'inizio del XII secolo. I bracci del transetto e del coro sono caratterizzati da un'ampia abside.

La Basilica di San Nazaro, la più importante testimonianza d’arte paleocristiana, riveste un ruolo considerevole come sito di devozione e adorazione delle reliquie degli apostoli. Fatta costruire su volontà del vescovo Ambrogio, risultava già edificata nel 386 con la sua caratteristica forma a croce latina e una navata rettangolare lunga 56 metri. All'incrocio dei suoi assi, trova ubicazione la Cappella di San Nazaro, realizzata in argento con alcune tracce dorate e contenente la teca di Manlia Dedalia e le reliquie degli apostoli Giovanni, Andrea e Tommaso. Nel 1075 San Nazaro venne ricostruita, dopo un incendio, in forme romaniche. La facciata della basilica, che sorge nell'omonima piazza, di fronte al corso di Porta Romana, è coperta dal Mausoleo Trivulzio (Gian Giacomo Trivulzio famoso condottiero politico coinvolto nelle vicende di contesa dei domini dei territori della signoria di Milano), che fu progettato dal Bramantino a pianta ottagonale nel 1512. Fondata nel quarto secolo, col nome originario di basilica Apostolorum, cioè degli apostoli, venne ribattezzata nel 396 con l’attuale nome, in onore del suo fondatore, San Nazaro. Attualmente rimangono solo pochi resti visibili, nei muri, nella pavimentazione e nelle basi che sorreggono il tiburio, del periodo paleocristiano.

Voluta da Ambrogio all'interno di un'area cimiteriale pagano-cristiana lungo la via per Roma e per questo dallo stesso vescovo indicata come basilica romana, la chiesa fu realizzata a partire dal 382 e consacrata entro il giugno 386 con reliquie degli Apostoli. Assai complesso è il problema dell'identità di tali reliquie: alcuni ritengono trattarsi di quelle di Giovanni, Andrea e Tommaso, che forse Ambrogio stesso si era procurato a Concordia o ad Aquileia nel 381, altri suppongono fossero reliquie di Paolo e Pietro alle quali solo più tardi si sarebbero aggiunte quelle degli altri tre apostoli.

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L'edificio paleocristiano è ricostruibile grazie ad una serie di indagini archeologiche operate per lo più nel corso dei restauri tra il 1947 e il 1974 e di cui resta purtroppo inadeguata documentazione; presenta un impianto a croce libera, allora inedito per l'Occidente, che ha il suo modello, anche ideologico, nell'Apostoleia di Costantinopoli - progettata da Costantino come suo mausoleo - e che trova riscontro ancora in Oriente nel pressoché contemporaneo martyrum di S. Babila di Antiochia e nel martyrum di S. Giovanni a Efeso. Si tratta di una croce latina di m 56 x 45,30, larga m 14,20 e alta m 13,15 dotata in origine di presbiterio a terminazione piana. I due bracci della croce sono costituiti da due ambienti rettangolari animati da esedre ad emiciclo - forse a destinazione funeraria che si aprono sulla navata mediante un triforium. Il tetto a doppio spiovente di questi due ambienti era ad un livello inferiore a quello della navata e come questo a capriate lignee e con soffittatura piana. Al centro, nel punto di incontro degli assi della croce, era l'altare con le reliquie degli apostoli collocati entro la nota capsella (contenitore per reliquie) argentea. Poiché al momento del rinvenimento della teca, effettuato dal cardinale Carlo Borromeo nel 1579, entro questa era conservata anche la capsella di Manlia Dedalia, si ritiene che questo secondo contenitore sia stato utilizzato per una nuova deposizione di reliquie apostoliche. Il titolo di basilica Apostolorum è già in Paolino, mentre solo più tardi si afferma quello di S. Nazaro, le cui reliquie Ambrogio rinvenne il 28 luglio del 395, presso il cimitero di Porta Romana. Si ritiene che proprio in seguito all'inventio (ritrovamento delle reliquie) il vescovo abbia modificato il presbiterio della basilica Apostolorum con l'aggiunta di un abside: non è mancato tuttavia chi l'ha ritenuta già prevista nell'impianto originario. E' certo in ogni caso che dalla fine del IV sec. La basilica dispone di due poli devozionali; l'altare con le reliquie degli Apostoli e, "in capite templi", il sepolcro di Nazaro: quest'ultimo messo in luce dagli scavi del Villa è risultato internamente rivestito di lastre marmoree.

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Si conosce anche l'epigrafe commemorativa dettata da Ambrogio, di cui si sono conservati due frammenti, il cui testo sottolinea l'importanza della forma a croce come immagine simbolica della vittoria di Cristo e ricorda esplicitamente il luogo di sepoltura del martire Nazaro, contrassegnato da una immagine della croce, forse una rappresentazione musiva o un manufatto in marmo o in oreficeria.

Ve ne proponiamo il testo originale con traduzione a fronte. In maiuscolo sono le lettere leggibili dai frammenti originali.

"Ambrogio edificò questo tempio e lo consacrò al Signore col titolo degli Apostoli, col dono delle reliquie. Il tempio ha la forma di croce, il tempio è la vittoria di Cristo: la sacra immagine del trionfo segna il luogo. In capo al tempio è Nazario, dall'alma vita: per le reliquie del martire il suolo s'innalza. Dove la croce eleva il suo sacro capo, presso la curva dell'abside, lì si trova il capo del tempio e la dimora di Nazario: egli, vincitore, procura con la sua pietà una quiete eterna: a lui, al quale la croce fu palma, la croce è pure riposo."

condidit AmbrOSIUS templu(m) dominoque sacrauit/
nomine aposTOLico munere reliquiis./
forma crucis TEMPLV(m) est templu(m) uictoria Christi,/
sacra triumphalis signat imago locum./
in capite est templi uitae Nazarius almae/
et sublime SOLVm martyris exuuiis./
crux ubi sacRATV(m) Caput extulit orbe reflexo,/
hoc caput eST TEmplo Nazarioque domus,/
qui fouet aeTERNA(m) uictor pietate quietem:/
crux cui palMA fuit crux etiam sinus est

Una seconda epigrafe ora dispersa ricordava l'abbellimento con marmi libici del sepolcro di Nazaro voluto da Serena per festeggiare il ritorno di Stilicone dalla guerra contro Alarico.

 

Esterno

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All'esterno la basilica di San Nazaro in Brolo si presenta con un doppio prospetto. Il prospetto principale, che dà sull'omonima piazza, è costituito dalla severa mole della facciata della Cappella Trivulzio. Essa, esternamente a pianta quadrata, presenta un paramento murario in mattoni rossi ed è suddiviso in due ordini sovrapposti da un cornicione, con lesene marmoree tuscaniche in quello inferiore e ioniche in quello superiore, rimasto incompiuto. In basso, si apre l'unico portale, con timpano triangolare marmoreo, affiancato da due porte murate. Sopra di esso, un bassorilievo raffigura al centro lo stemma Trivulzio, affiancato da due putti che sorreggono gli stemmi Colleoni (a sinistra) e Gonzaga (a destra), in onore delle casate delle sue due mogli. Al centro dell'ordine superiore, si apre una bifora. La cappella è sormontata da una lanterna ottagonale.

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Un tiburio romanico percorso da una loggetta su colonnine corona l'incrocio tra navata e transetto.

Il secondo prospetto della chiesa, cioè quello che dà su Largo Francesco Richini, è costituito dalla testata del transetto sinistro, ovvero una grande abside. Essa è decorata lungo il bordo superiore da una serie di archetti ciechi a tutto sesto, mentre nella fascia centrale, in basso, vi è una grande portale murato avente un piccolissimo protiro sorretto da due esili colonne. Di fianco all'abside del transetto sinistro si trova la cappella di Santa Caterina, opera di Antonio da Lonate (1456-1541), che la costruì su ispirazione delle opere del Bramante e che è caratterizzata dalla cupola con tamburo cilindrico e copertura conica.

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Le absidi presentano contrafforti triangolari e sono scandite da semicolonnine addossate. 
Una sequenza di fornici ne corona la sommità.

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L'abside del braccio settentrionale è aperta da un ampio portale dotato di falso protiro.

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Una doppia ghiera scolpita a palmette ne costituisce l'archivolto.

 

Interno

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Mausoleo Trivulziano, iniziato nel 1512 da Bartolomeo Suardi, dalla struttura interna ottogonale.

L’interno, eliminate le strutture barocche, è ritornato all’antico splendore romanico – paleocristiano, caratterizzato da un incrocio tra il bianco del nuovo intonaco, il rosso dei costoloni creati ex novo dal Villa e il grigio dei setti in pietra paleocristiani superstiti. Il restauro del Villa comportò l’eliminazione delle cappelle barocche e della struttura neoclassica, il distacco degli affreschi di Giulio Cesare Procaccini nell’abside e l’adattamento dell’antico coro senatorio alla cappella di S. Ulderico. Subito sulla sinistra (anche se vi si accede da un piccolo portale sul fianco) si accede alla cappella di S. Caterina, opera attribuita ad Antonio da Lonate, del 1540 circa, aperta da un arco verso al chiesa scoperto nel 1971. Al suo interno, alle spalle dell’altare, è visibile Il martirio di S. Caterina, affresco capolavoro del piemontese Bernardino Lanino, che, nel paesaggio retrostante, ritrasse se stesso, il maestro Gaudenzio Ferrari e un altro suo discepolo, Giovanni Battista Della Cerva. 

L'interno della basilica è preceduto dalla 'Cappella Trivulzio', particolare opera architettonica di Bartolomeo Suardi, detto Bramantino, costruita sull'area dell'antico quadriportico della chiesa. 

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Il mausoleo, ideato per raccogliere le spoglie della famiglia Trivulzio, è a pianta ottagonale e si può suddividere in tre fasce sovrapposte: fascia inferiore: delle nicchie al livello del calpestio, in cui rimangono le tracce di alcuni affreschi; fascia mediana: delle nicchie all'altezza di circa 4-5 metri contenenti i sarcofagi delle spoglie di alcuni membri della famiglia trivulzio; fascia superiore: in cui si aprono le grandi bifore sorrette ognuna da una colonnina dorica al centro.

La rilevanza dell'opera architettonica del Bramantino è dovuta al fatto che l'estrema sobrietà e l'essenziale eleganza del mausoleo anticipano le esigenze di austerità dell'epoca della controriforma. Tale intenzione di solennità e di semplicità è dimostrata dall'iscrizione posta sotto all'arca di Gian Giacomo Trivulzio, inoltre, la struttura architettonica della cappella parrebbe ispirata al vicino sacello di Sant'Aquilino in San Lorenzo alle Colonne, una citazione classicistica rivisitata in stile rinascimentale che può essere paragonabile alla sobrietà delle Cappelle Medicee in Firenze, anch'esse realizzate in piena epoca di controriforma. L'aggiunta di un mausoleo all'ingresso della chiesa di San Nazaro come vestibolo rende la Cappella Trivulzio un unicum nella storia dell'arte. All'interno della cappella doveva essere ospitata una statua equestre di Gian Giacomo Trivulzio ad opera di Leonardo Da Vinci, che però non fu mai realizzata.

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L'interno a singola navata presenta due campate 0ccidentali coperte da crociere i cui costoloni ricadono su semipilastri polistili. Mentre la copertura è romanica, i muri perimetrali sono paleocristiani.

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Il tiburio ottagonale su trombe copre il l'incrocio dei bracci  dove in epoca paleocristiana si trovava l'altare. 
Un'altra campata precede l'abside orientale, costruita da Ambrogio per ospitare le reliquie di S. Nazaro.

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Le absidi del transetto risalgono al periodo romanico in quanto originariamente i bracci avevano terminazione piatta.

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Sui bracci del transetto si aprono absidiole orientali ed occidentali. 

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Qui rimangono resti della pavimentazione marmorea originaria mentre si notano resti della muratura paleocristiana ad opus spicatum.

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Sempre all'interno, sopraelevato di alcuni gradini rispetto al piano di calpestio della navata, si trova l'imponente altar maggiore, opera in stile barocco. 
Realizzato in marmi policromi (soprattutto in marmo nero), è costituito dalla mensa, compaliotto aureo, dal tabernacolo e dal baldacchino sorretto da colonne corinzie tortili, all'interno del quale si trova la statua in marmo bianco del Cristo Risorto.

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A destra della navata, prima dell’abside, troviamo la basilichetta di San Lino, fatta costruire durante il X secolo dal vescovo Arderico.
Un restauro del 1948 le ha restituito l’impianto originario: a pianta centrale cruciforme con absidiola, è ornata da nicchiette.
Lo stesso Arderico vi fu sepolto.
Alle pareti ci sono  resti di affreschi raffiguranti Cristo in Trono nella cappella del X secolo.

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Nel transetto sinistro si trova l'altare di Sant'Arderico, le cui statue in legno chiaro risaltano sopra l'ancona in marmi scuri.

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Sul lato sinistro si trova la Crocifissione di Bonino da Campione:
questo bassorilievo, databile nel XIV secolo, raffigura con estrema chiarezza e veridicità Cristo morto in croce con ai lati Maria sua madre e Giovanni Evangelista inginocchiati.

 

Cappella di Santa Caterina

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Dal transetto sinistro, attraverso una porta, salendo alcuni gradini, si accede alla cappella di Santa Caterina d'Alessandria, costruita su progetto di Antonio da Lonate nel 1540 circa, che si ispirò alle opere architettoniche del Brunelleschi e del Bramante. L'ambiente, a pianta rettangolare coperto da una cupola semisferica in cui si aprono alcune finestre a forma di piccoli rosoni, custodisce due opere: la statua dell'Addolorata, sull'altare, e l'affresco raffigurante il Martirio di Santa Caterina d'Alessandria, opera di Bernardino Lanino (1548-1549; in collaborazione con Giovan Battista della Cerva), che ricopre interamente una strombatura ad arco a tutto sesto sulla parete sinistra della cappella. Esso si articola in più scene: al centro è raffigurata la scena del miracolo della ruota, a sinistra, dall'alto, Caterina che cerca di convertire l'Imperatore e il processo di Caterina; a destra, dall'alto, la decapitazione di Caterina e la sua morte.Lungo la parete destra, sopra la porta che collega la cappella all'esterno, si trova una vetrata policroma dipinta opera di Luca da Leida raffigurante Scene della vita di Santa Caterina d'Alessandria.

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Martirio di Santa Caterina d'Alessandria, opera di Bernardino Lanino 

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Vetrata policroma raffigurante scene della vita di Santa Caterina d'Alessandria

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Scorcio dell'interno

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Altare di Santa Caterina