Dibattiti 2

DIBATTITI 2: Uno sguardo sull'attualità religiosa, culturale e politica che cerca di dare voce alla pluralità di esperienze, interpretazioni e commenti presenti nella realtà cattolica.



LA GUERRA E NOI
La guerra di solito mostra
ciò che cerchiamo di ignorare per molto tempo,
 la guerra è un momento
di domande scomode
e di risposte difficili.”

UOMO DEL MIO TEMPO

Nel romanzo "I Fratelli Karamazov" Dostoevskji raggiunge una potenza narrativa e drammatica titanica là dove fa incontrare i due fratelli Ivan ed Alësa  in una bettola dove poi i due cominciano a discorrere.
Nelle parole dell’ateo Ivan vi è tutto lo scandalo del male, uno scandalo che toglie ogni giustificazione all’esistenza di Dio:


Sono convinto come un bambino che le sofferenze si rimargineranno e si cancelleranno … che tutto l’abominio umano scomparirà … nel momento dell’armonia universale … che tutto si redimerà, tutte le infamie umane, tutto il sangue versato, basterà a far sì che diventi possibile non solo perdonare ma giustificare tutto ciò che è accaduto fra gli uomini. Sì, tutti gli uomini sono colpevoli, gli è stato offerto il paradiso e loro hanno voluto la libertà, hanno rapito il fuoco dal cielo pur sapendo che sarebbero stati infelici, bisogna compatirli”.
[… ] Ma i bambini che colpa ne hanno? È inconcepibile che questi piccini debbano soffrire, e perché occorre comprare l’armonia al prezzo della loro sofferenza? ...  Perché devono servire da concime per qualche futura armonia?”.
“[…] Com'è possibile che l’abominio, o semplicemente il capriccio, la sete di potere e non ultima l’idea, possa tradursi in atti di violenza sui bambini gratuitamente? … Dove sta Dio? Perché lo permette?”
“…gli uomini hanno mangiato del frutto proibito, conosciuto il bene e il male, ma i bambini, i bambini no e dunque di cosa sono colpevoli per soffrire a volte terribilmente qui sulla terra? Sono forse castigati per la colpa dei loro padri?”
.

Attraverso le parole di Ivan si coglie il dramma dell’ateismo: è un processo a Dio che Ivan mette in atto, a Dio e al suo regno armonioso che fa pagare “ai figli dei figli, per sette generazioni, la colpa dei padri”.
E tutto questo Ivan non lo accetta:


La solidarietà tra gli uomini nel peccato, io la comprendo, come comprendo la solidarietà nell’espiazione, ma la solidarietà nel peccato non riguarda i bambini. E che anch’essi sono solidali con tutti i delitti commessi dai padri, io, una tale verità, non la comprendo e non l’accetto … Ecco perché io non posso credere nel tuo Dio. Io non credo in lui, né nell’immortalità dell’anima”.
“Io affermo fin d’ora che tutta la verità non vale un tale prezzo e a Dio restituisco con tutto rispetto il biglietto
”.

Questo è lo scandalo per Ivan Karamazov: perfino di fronte al dolore innocente Dio tace. Dio tace alla miseria, all’urlo di bisogno, alla preghiera che sale dal cuore dell’uomo.

La potenza narrativa di Dostoevskij ci racconta di un tempo che sembra non cambiare mai:

“Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre….”
(
S. Quasimodo, Uomo del mio tempo)

E ancora sono i bambini le prime vittime innocenti.
E il Natale a narrarci il mistero di un Dio che si fa bambino come loro.
 


Le disumane guerre di oggi. Quando bersagli sono anche i bambini, le donne, i vecchi

Domenico Quirico, giornalista, La Stampa, dicembre 2024

Qual è il limite? La domanda qualcuno la griderà davanti ai corpi dei bambini palestinesi del campo di Nuseirat uccisi da un bombardamento israeliano mentre erano con le madri in coda davanti a un fornaio. Quattro tombe di polvere e calcinacci. Lo schiaffo gigantesco della bomba ha spazzato tutto, le povere case le ha piegate su se stesse; e poi i tremendi atti del dopo, come li ho visti ad Aleppo e in mille altri luoghi: si scava con le mani mentre si diffonde un acuto odore di morte. Un urlo richiama verso una maceria più grande. Sono qui, i morti. C’è chi bacia il cemento macchiato di sangue. Altri bambini guardano, spiano l’orrore. Adesso anche loro sanno.

Allora dove è il confine? Urlate chiedete esigete. La risposta ve la do prima che gli uni e gli altri trasformino quei bambini assassinati in simboli, come gli altri tremila che sono morti in un anno di guerra a Gaza, trasfigurando in numeri le barelle di disperazione, la carne sfigurata, stracci, occhi chiusi sul buio. E li opponga a quelli uccisi il sette ottobre. Siamo pari, che volete?

Ho la risposta. Il limite non c’è. Queste sono le guerre di oggi. Dove la morte dei bambini non è più un insopportabile punto di arrivo, è soltanto un punto di partenza , un punto di orrore da cui prendere la rincorsa verso altri limiti di accettata inumanità. Non so che farmene dei legulei del diritto internazionale, della classifica dei crimini di guerra. Chiacchiere, perdite di tempo. Nessuno pagherà per i piccoli assassinati di Nuseirat e degli altri luoghi. E lo sappiamo benissimo.

Questo naufragio moderno della Storia è un mondo di figli senza più madri e di madri senza più figli, di viandanti sperduti tra ordini brutali che arrivano sui telefonini, uomini senza più casa né pane né dio, dall’Ucraina alla Palestina dal Sahel alla Siria. Una strage quotidiana di innocenti, peggio che ostaggi, bersagli anonimi. Il ventunesimo secolo come lo abbiamo voluto nella consumazione di tutte le possibilità, il gran bazar delle identità, delle purezze, delle ragioni e dei torti, del bene e del male ovviamente sempre assoluti. Umanità residua, vendette, uno sconcio finale di partita.

Ma come osate, i bambini sono innocenti! Scordatevi questa bugia poiché vivete in un mondo in cui tutti sono costantemente minacciati da qualcosa. I bambini , la loro vita, sono un’arma, uno strumento di propaganda, un dettaglio, un peso, un altro segmento da “ripulire”, il verbo del nuovo secolo. Nelle mille guerre piccole e grandi, vissute in diretta tv o ignorate come una irrilevante vergogna, li hanno già derubati senza batter ciglio della ebrezza della infanzia in nome delle bugiarde sicurezze dei nostri conti da regolare.

Gaza certo, e Sarajevo Aleppo Mariupol Grozny, e poi poi… città peste rotte sbaragliate che agonizzano sotto un mantello di bombe dove la Storia più che un tentativo di registrare eventi e capire, è la consuetudine di riordinare fatti atroci , è un processo di oblio. I bambini… che volete importino i bambini?

Ad Aleppo nei cinque anni della battaglia tra ribelli e l’esercito di Assad colpivano con i mortai proprio dove sapevano che esistevano i pochi forni che ancora, a singhiozzo, gettavano alla gente attraverso uno sportello, cialde di pane. Ore di attesa tra le macerie allungavano file dolenti, soprattutto di donne e bambini. Servivano i bambini, eccome: piccoli e agili guizzavano, nella polvere, nella rissa degli adulti, per portar via i frammenti sudici del pane. È lì gli artiglieri regolavano sapientemente la forcella delle loro traiettorie omicide. Suvvia, dove si poteva ammazzare così facilmente tanta gente? E a Sarajevo, l’avete dimenticato il bombardamento serbo del mercato? Il cibo, il pane, la fame e la morte…un perfetto sargasso di crimine e miseria.

Per favore non parlatemi per l’ennesima volta anche per ieri di errore tecnico, di bersaglio sbagliato… Non ci credo. L’industria democida funziona con meccanismo perfetto, scientifico, industriale. Perché abbiamo inventato armi come droni, bombardieri, missili che possono essere usate anche da vigliacchi? Sono al riparo da qualsiasi rischio e sono assicurati contro eventuali rimorsi: non si vede chi hai ucciso, sta laggiù a chilometri, in fondo a un mirino, nel quadrante di un pannello elettronico sapientemente programmato… longitudine … latitudine… minuti necessari all’impatto… Dove sono i bambini? Quali bambini? Mi hanno dato delle coordinate, dei punti su una mappa: schiaccio zoom bersaglio colpito, spegnere il contatto. Operazione ultimata.

Sapete: uccidere è una faccenda impersonale, tiri il grilletto e non vedi cadere nessuno, solo dopo in tv, sui social puoi scoprire che hai annientato qualcuno, jihadisti terroristi di Hamas miliziani di Hezbollah profughi civili russi o ucraini… difficile dirlo, forse sono i generali e politici lo sanno . Perché i piloti e gli armigeri remoti dei droni non vengono a contemplare anche a Nuseirat i frutti della loro criminale commercio tecnologico?

 


N. B. 

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